Un derby è sempre un derby. La Juventus lo ha vinto con ampio merito. Due a zero al termine di una partita che è stata senza storia e che certamente non entrerà in alcun elenco di partite da ricordare. Ma il calcio non è un insieme di partite memorabili. Anzi. Il calcio è riuscire a raggiungere il risultato; spesso è preferibile farlo sprecando il minor numero possibile di energie. È quel che ha fatto la squadra di Thiago Motta. Dimostrando maturità e consapevolezza. Ha preso le misure a un Torino decisamente modesto. Ha capito molto presto che avrebbe potuto far male più o meno quando voleva. Non a caso sono bastati 18 minuti. Sgroppata di Cambiaso (calciatore che cresce di partita in partita e i cui limiti al momento è impossibile stabilire), tiro e sulla respinta Weah ha segnato a porta spalancata. Potrebbe sembrare un’esagerazione ma la partita più o meno è finita qui. Perin non è mai stato impensierito. Nel finale, ci ha pensato Yildiz a raddoppiare e a fare la linguaccia che assume il significato dell’omaggio ai cinquant’anni di Del Piero.
Thiago Motta ha avuto ragione a schierare Weah dal primo minuto al posto di Conceiçao così come è stato bravo a inserire il portoghese nella ripresa. Suo è stato l’assist per il raddoppio. La Juventus si gode una domenica al secondo posto, a pari merito con l’Inter. In attesa di Inter-Napoli di stasera. Il tecnico portoghese sta progressivamente cambiando registro. Quelle formazioni lunari non si vedono più. Non siamo ancora ai titolarissimi di mazzarriana memoria ma ora è decisamente meno arduo riuscire a indovinare gli undici giocatori che scendono in campo. La Juventus sta assumendo una fisionomia chiara, definita. E ci sembra un ottimo risultato se consideriamo che il progetto è nato a luglio. Aggiungiamo che tre mesi di campionato possiamo considerarli un tempo congruo per archiviare qualsiasi discorso sul gioco e sull’estetica della nuova Juventus. Cataloghiamo questi tentativi alla voce “argomenti da bar o da social media”.
Thiago, come peraltro ha sempre sostenuto chi ha seguito il Bologna lo scorso anno, è allenatore di sostanza. Poco attento ai ricami. Non a caso ha cominciato puntellando la fase difensiva che ha avuto una sola vera giornata di sbandamento: il 4-4 in casa dell’Inter, seguito dal 2-2 interno col Parma. Le definiamo fisiologiche crisi di crescita che si notano di più se viene a mancare Bremer ossia il pilastro della difesa. Va anche detto che per sfortuna dei bianconeri non tutti gli avversari saranno come il Torino di Vanoli e Cairo. Davvero poca roba. Sesta sconfitta nelle ultime sette partite. Una squadra incapace di creare una sola occasione da gol. I granata hanno l’alibi degli infortuni, su tutti quelli di Zapata e di Adams, cui all’intervallo si è aggiunto Ilic, ma il quadro complessivo è sconfortante e preoccupante allo stesso tempo. Il Torino è in piena involuzione. Al contrario della Juventus e del suo allenatore che sembra stia prendendo le misure alla squadra e anche all’ambiente giornalistico. È un ottimo allenatore e una persona intelligente. Ha capito in tempo che avrebbe dovuto sottrarsi a un personaggio che gli stavano ritagliando suo malgrado. Non aveva alcuna voglia di recitare il ruolo di Jessica Rabbit. È la Juve di Thiago Motta, non di quelli che volevano solo metterlo in contrapposizione col suo predecessore.